Positivismo evoluzionistico, antropologia e psichiatria

Positivismo evoluzionistico, antropologia e psichiatria 

In questo articolo vengono presentati quattro autori appartenenti all'inizio della Storia della psicologia italiana, metà ottocento inizio novecento. 
Gli autori sono Roberto Ardigò, Cesare Lombroso, Giuseppe Sergi e Gabriele Buccola.



Roberto Ardigò (1828-1920) 

Roberto Ardigò nacque a Casteldidone, in provincia di Cremona, nel 1928. Egli fu filosofo, psicologo e pedagogista italiano.
A causa delle difficoltà economiche della famiglia, Ardigò dovette trasferirsi a Mantova, dove il padre trovò lavoro e Ardigò poté dedicarsi agli studi teologici, e fu ordinato sacerdote nel 1851.  
Nel 1869 scrisse il Discorso su Pietro Pomponazzi, con il quale aderì al positivismo, al quale si ispirò la sua concezione della psicologia. 


Il volume La psicologia come scienza positiva 

Nel volume del 1870 La psicologia come scienza positiva, Ardigò criticò le correnti psicologiche di stampo filosofico e spiritualista, affermando che la psicologia doveva invece essere considerata come una scienza, e al pari delle altre scienze positive, doveva utilizzare i metodi quantitativi psicofisici, psicofisiologici e psicocronometrici che erano stati sviluppati in Germania. Quindi, in quest’opera Ardigò affermò l’importanza del metodo sperimentale nello studio dei fenomeni psichici: Si tratta della prima opera italiana che abbia proposto una concezione avanzata della psicologia dal punto di vista epistemologico, in particolare Ardigò ha sottolineato la necessità di un’autonomia epistemologica della psicologia in quanto scienza, trattando anche delle questioni filosofiche e metafisiche. 

La rottura con la Chiesa

Roberto Ardigò visse in seguito una crisi religiosa per cui divenne ateo e tolse l'abito ecclesiastico nel 1871. Le sue posizioni positiviste ed evoluzioniste, andavano in contrasto con i dettami della Chiesa cattolica ed Ardigò venne scomunicato. Nel 1872 venne pubblicato un articolo di Ardigò nella Gazzetta di Mantova in cui negava il dogma dell'infallibilità papale, e nel 1877 Ardigò pubblicò l’opera “la formazione naturale nel fatto del sistema solare”, e con essa si completò il distacco di Ardigò dalla Chiesa. Divenne poi professore di storia della filosofia all'Università Padovana. 


Il fatto come "capo saldo"

Uno degli elementi chiave del pensiero di Ardigò è la sua concezione del "fatto", che egli reputa come "il capo saldo, il principio fisso, il punto di partenza", il quale, a differenza delle idee e dei principi, non è nè reversibile né provvisorio. 
Un altro elemento importante per comprendere il pensiero di Ardigò è il suo naturalismo immanentistico, che si esprime attraverso l'affermazione che tutta la realtà è "natura", intendendo con questo la non esistenza del sovrannaturale. Infatti, tutta la realtà è conoscibile attraverso i metodi delle scienze positive, e ciò che è ignoto semplicemente non è stato ancora scoperto. 
La concezione di Adigò della filosofia è quella di "scienza del limite", ovvero di attività intuitiva e riflessiva che riesce a superare i limiti delle singole scienze e a comprendere così la totalità della natura, cogliendo l'unità di tutti i fenomeni naturali. 


Positivismo evoluzionistico 

Secondo lo studioso, che si ispira al positivismo evoluzionistico, la natura si presenta governata dalla "legge dell'evoluzione", che trasforma la materia dal "meno organizzato al più organizzato". 
Così è possibile comprendere il pensiero umano a partire dalle sensazioni e dalle loro associazioni. La sensazione è, infatti, l'effetto cosciente immediato di una stimolazione, la percezione invece è l'associazione delle diverse sensazioni insieme all'integrazione di "giudizi e di raziocini non avvertiti", presentandosi dunque come un processo tardivo e molto complesso. Ardigò condusse un esperimento per lo studio delle immagini visive, questo a sottolineare la sua attenzione verso i fenomeni della sensazione e della percezione.



La psicologia come scienza autonoma

Secondo Ardigò inoltre, oggetto della psicologia dovevano essere gli "atti psichici", i quali sarebbero stati osservabili solo attraverso l'introspezione, e per questo motivo la psicologia doveva diventare una disciplina scientifica autonoma che non poteva essere ridotta alla fisiologia, diversamente da quanto teorizzato da altri filosofi positivisti, come il padre stesso del movimento positivista Auguste Comte. 
I metodi utilizzati dalla scienza psicologica dovevano essere l'introspezione e "metodi indiretti", tra cui lo studio del linguaggio, i metodi della psicologia sociale e dell'infanzia, la psicologia comparativa e animale, la statistica, l'esperimento fisiologico e la psicopatologia.


Il contributo sul piano teorico e istituzionale  

In conclusione, Roberto Ardigò non fu di fondamentale importanza solamente sul lato teorico, ma anche sul lato istituzionale, in quanto contribuì alla promozione in Italia dello studio della disciplina all'interno di contesti istituzionali quali l'Università e la formazione di laboratori. 
Nel 1876 aveva infatti proposto la creazione di un laboratorio di psicologia nel liceo di Mantova dove insegnava, e nel 1882 aveva espresso l'esigenza di istituire insegnamenti di psicologia sperimentale nell'Università di Padova, dove ricoprì la cattedra di Storia della filosofia. 
Ardigò fu vittima di gravi problemi fisici e depressivi, e si spense nel 1920 con un atto di suicidio. 



Giuseppe Sergi

Giuseppe Sergi (1841-1936) fu uno dei più illustri antropologi italiani degli ultimi decenni dell'Ottocento. Dopo gli studi di Giurisprudenza, Sergi iniziò a insegnare filosofia nei licei per i quali scrisse un piccolo manuale di psicologia sperimentale, pubblicato nel 1879: Principi di psicologia sulla base delle scienze sperimentali. Dopo aver insegnato filosofia, Sergi occupò la cattedra di antropologia all'Università di Bologna, per poi trasferirsi all'Università di Roma. 


La necessità di formare una nuova scienza psicologica 

Sergi era convinto della necessità di formare una nuova scienza psicologica, che studiasse l'uomo con i metodi empirici e sperimentali propri delle scienze della natura, e si distaccasse completamente dalla filosofia. Si impegnò quindi nel cercare di istituire corsi di psicologia nelle università e nelle scuole italiane, ottenendo nel 1889 dal ministro della pubblica istruzione un decreto ministeriale con cui veniva autorizzata la creazione di un laboratorio di psicologia fisiologica e sperimentale presso l'Istituto di Antropologia fondato dallo stesso Sergi nei locali del collegio romano. 


L'antropologia 

 A Roma Sergi fu tra i fondatori della Società romana di antropologia, disciplina che era intesa dallo studioso come "enciclopedia scientifica della specie umana", in quanto in essa dovevano confluire tutti gli studi di psicologia, pedagogia, sociologia, criminologia, morfologia, fisiologia, etnologia.


Evoluzionismo materialistico

Nel 1897 Sergi fondò la Rivista quindicinale di psicologia, psichiatria e neuropatologia, Lo studioso fu influenzato dall'evoluzionismo materialistico di Spencer, nel considerare i fenomeni psichici come frutto di un processo filogenetico, e quindi come funzioni biologiche sorte per adattare l'individuo in modo sempre migliore al suo ambiente. I fenomeni psichici erano quindi ridotti a processi fisiologici che dovevano essere studiati tramite i metodi di fisiologia. Aderendo al positivismo classico, negò valore conoscitivo alla filosofia e considerò invece la scienza come capace di risolvere tutti i problemi della natura e dello sviluppo dell'umanità. 


La teoria dei sentimenti

Una teoria molto importante dell'autore fu la teoria dei sentimenti. Secondo Sergi, negli organismi elementari la sensazione sarebbe consistita in una modificazione fisico-chimica diffusa (irritabilità), senza localizzazione centrale o periferica e avrebbe assunto la forma dei due "stati affettivi" di piacere e dolore. Negli esseri più evolutivi invece, la sensazione sarebbe divenuta cosciente, presentandosi quindi sotto forma di percezione e accompagnandosi a piacere e dolore definito come "sentimento". In questo caso la sensazione sarebbe stata localizzata negli organi periferici e centrali. Attraverso una modificazione chimico-fisica dei nervi provocata da uno stimolo sensoriale si sarebbe formata l' "onda nervea percettiva", che si sarebbe prima propagata in modo centripeto fino al cervello, e in seguito in modo centrifugo fino a raggiungere gli organi motori periferici. La sensazione sarebbe quindi stata un processo fisiologico delle cellule del sistema nervoso, che ad un certo stadio dell'evoluzione sarebbe divenuta "cosciente" e avrebbe dato luogo al "fenomeno psichico", ovvero alla "percezione". 


Carattere e cambiamento

Secondo Sergi inoltre, le funzioni neurofisiologiche alla base dei sentimenti sarebbero state essenziali per la vita, in quanto avrebbero fornito la base su cui sarebbe sorto l'atto volitivo, ovvero l'azione, mediata e regolata comunque dal carattere. Quest'ultimo sarebbe risultato dall'insieme di impulsi, tendenze, atteggiamenti, desideri e motivazioni di un individuo. Sergi apparteneva però a una schiera di scienziati positivisti che credeva in una possibilità di cambiamento per l'individuo, grazie non solo al mescolamento del patrimonio genetico, ma anche a fattori legati alle condizioni ambientali e all'influenza della cultura e dell'educazione. La sua scuola romana di antropologia ospitò tra i suoi allievi Giuseppe Montesano, Sante De Sanctis e Maria Montessori, i quali contribuirono enormemente allo sviluppo della nuova scienza pedagogica e psicologica. 



Cesare Lombroso

Cesare Lombroso (1835-1909) fu medico, antropologo, filosofo e criminologo italiano. Divenne direttore del manicomio di Pavia e professore di psichiatria e di antropologia criminale all'Università di Torino. 


La prevenzione degli atti criminosi 

Si dedicò a studi di antropologia fondati sull'analisi anatomica e psichiatrica, per la prevenzione degli atti criminosi, grazie anche alla creazione di istituzioni specializzate. Egli sostenne la tesi secondo cui la tendenza a delinquere fosse un tratto caratteriale innato ed ereditariamente tramandato. Elaborò una distinzione tra delinquenti abituali, delinquenti occasionali e pazzi. 


Analisi antropologica e psicologica 

Era sua opinione che un'attenta analisi antropologica e psicologica avrebbe permesso di identificare e segregare gli individui biologicamente predisposti al delitto. L'analisi sarebbe stata estesa ai genitori e agli antenati, e si sarebbe basata sull'identificazione di determinate caratteristiche morfologiche e caratterologiche delineate dallo stesso Lombroso e da lui definite "stimmate degenerative", presenti nell'ambito di una stessa famiglia. L'analisi avrebbe avuto lo scopo di individuare il "tipo" criminale. 


La scuola positiva del diritto penale 

Da questa dottrina sorsero i manicomi specializzati per i pazzi condannati per qualche delitto e nacque inoltre la Scuola positiva del diritto penale, la quale sosteneva il diritto a rinchiudere in carcere il delinquente non tanto perché "responsabile" ma in quanto "pericoloso". Fu questo ad esempio, il caso giudiziario di Giovanni Passannante, responsabile di un attentato alla vita del re d'Italia. Lombroso insistette sul fatto che l'autore fosse portatore di evidenti tare psichiche ereditarie, e fu questa la ragione per cui un fratello di Passannante con qualche problema psicologico venne internato in un manicomio, e per cui alcuni componenti della famiglia Passannante dovettero cambiare il proprio cognome. La pena di Passannante fu durissima e il suo cervello venne conservato come oggetto di future indagini sulla criminalità.



Gabriele Buccola

Gabriele Buccola (1854-1885) fu uno dei pionieri della nuova psicologia scientifica italiana. 


Rigore scientifico

Egli riteneva che lo studio del tempo di reazione fosse in grado di conferire alla psicologia un potente metodo di indagine quantitativa. I suoi lavori sperimentali seguivano un grande rigore e una gran sistematicità che lo resero il primo italiano ad essere riuscito a pianificare una vero e proprio programma di ricerca, che fosse in grado di confrontarsi con quelli sviluppati contemporaneamente a livello internazionale. 


Il Frenocomio "San Lazzaro" 

Si laureò in Medicina, specializzandosi in psicologia e psicopatologia al Frenocomio "San Lazzaro" di Reggio Emilia, diretto da Augusto Tamburini. Il San Lazzaro era un'istituzione all'avanguardia per la propagazione di teorie e terapie psichiatriche innovative. Buccola riuscì ad avviare, con il sostegno di Tamburini, un programma di ricerca sui tempi di reazione degli "alienati mentali", ed i risultati di questa ricerca furono in seguito pubblicati sulla Rivista sperimentale di Freniatria, rivista del manicomio e della scuola emiliana, di cui Buccola fu il redattore. 


Pensiero evoluzionista e trasformista

Il pensiero di Buccola era evoluzionista e trasformista, tanto che egli riteneva che le funzioni mentali aderissero ad un processo evolutivo progressivo, il quale avrebbe condotto all'elaborazione di idee sempre più complesse e adattive da una generazione all'altra. Le tesi alla base del suo evoluzionismo psicologico erano fondamentalmente tre: 

- la convinzione di una riduzione dello psichico al biologico 

- la teoria dell'ereditarietà delle caratteristiche psichiche 

- il primato del fatto e del fenomeno 



Alcune opere degli autori: 

Roberto Ardigò
Il fatto psicologico della percezione (1882) 
Lo sforzo associativo e la dinamica mentale (1889) 
Scienza dell'educazione (1893) 
L'unità della coscienza (1898) 
La dottrina spenceriana dell'inconoscibile (1899) 

Giuseppe Sergi
Principi di psicologia sulla base delle scienze sperimentali (1874) 
Elementi di psicologia (1879) 
L'origine dei fenomeni psichici e loro significazione biologica (1885) 
Teoria fisiologica della percezione. Introduzione allo studio della psicologia (1881) 
Dolore e piacere. Storia naturale del sentimento (1894) 
Per l'educazione del carattere (1884) 

Cesare Lombroso
L'uomo delinquente (1876) 
Genio e follia (1877) 
Le più recenti scoperte ed applicazioni della psichiatria ed antropologia criminale (1893) 

Gabriele Buccola 
La dottrina dell'eredità e i fenomeni psicologici (1979) 
La legge del tempo nei fenomeni del pensiero (1883)  








Bibliografia

Cimino G., & Dazzi N. (A cura di) La psicologia in Italia: i protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali (1870-1945), Milano: Led.

Dazzi, N., Lombardo, G.P. Le origini della psicologia italiana. Bologna: Il Mulino.

Cimino C. Foschi R. Percorsi di storia della psicologia italiana, Edizioni Kappa, 2015



Sitografia

https://web.uniroma1.it/archiviostoriapsicologia/

https://www.aspi.unimib.it/

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