Positivismo evoluzionistico, antropologia e psichiatria
Giuseppe Sergi (1841-1936) fu uno dei più illustri antropologi italiani degli ultimi decenni dell'Ottocento. Dopo gli studi di Giurisprudenza, Sergi iniziò a insegnare filosofia nei licei per i quali scrisse un piccolo manuale di psicologia sperimentale, pubblicato nel 1879: Principi di psicologia sulla base delle scienze sperimentali. Dopo aver insegnato filosofia, Sergi occupò la cattedra di antropologia all'Università di Bologna, per poi trasferirsi all'Università di Roma.
La necessità di formare una nuova scienza psicologica
Sergi era convinto della necessità di formare una nuova scienza psicologica, che studiasse l'uomo con i metodi empirici e sperimentali propri delle scienze della natura, e si distaccasse completamente dalla filosofia. Si impegnò quindi nel cercare di istituire corsi di psicologia nelle università e nelle scuole italiane, ottenendo nel 1889 dal ministro della pubblica istruzione un decreto ministeriale con cui veniva autorizzata la creazione di un laboratorio di psicologia fisiologica e sperimentale presso l'Istituto di Antropologia fondato dallo stesso Sergi nei locali del collegio romano.
L'antropologia
A Roma Sergi fu tra i fondatori della Società romana di antropologia, disciplina che era intesa dallo studioso come "enciclopedia scientifica della specie umana", in quanto in essa dovevano confluire tutti gli studi di psicologia, pedagogia, sociologia, criminologia, morfologia, fisiologia, etnologia.
Evoluzionismo materialistico
Nel 1897 Sergi fondò la Rivista quindicinale di psicologia, psichiatria e neuropatologia, Lo studioso fu influenzato dall'evoluzionismo materialistico di Spencer, nel considerare i fenomeni psichici come frutto di un processo filogenetico, e quindi come funzioni biologiche sorte per adattare l'individuo in modo sempre migliore al suo ambiente. I fenomeni psichici erano quindi ridotti a processi fisiologici che dovevano essere studiati tramite i metodi di fisiologia. Aderendo al positivismo classico, negò valore conoscitivo alla filosofia e considerò invece la scienza come capace di risolvere tutti i problemi della natura e dello sviluppo dell'umanità.
La teoria dei sentimenti
Una teoria molto importante dell'autore fu la teoria dei sentimenti. Secondo Sergi, negli organismi elementari la sensazione sarebbe consistita in una modificazione fisico-chimica diffusa (irritabilità), senza localizzazione centrale o periferica e avrebbe assunto la forma dei due "stati affettivi" di piacere e dolore. Negli esseri più evolutivi invece, la sensazione sarebbe divenuta cosciente, presentandosi quindi sotto forma di percezione e accompagnandosi a piacere e dolore definito come "sentimento". In questo caso la sensazione sarebbe stata localizzata negli organi periferici e centrali. Attraverso una modificazione chimico-fisica dei nervi provocata da uno stimolo sensoriale si sarebbe formata l' "onda nervea percettiva", che si sarebbe prima propagata in modo centripeto fino al cervello, e in seguito in modo centrifugo fino a raggiungere gli organi motori periferici. La sensazione sarebbe quindi stata un processo fisiologico delle cellule del sistema nervoso, che ad un certo stadio dell'evoluzione sarebbe divenuta "cosciente" e avrebbe dato luogo al "fenomeno psichico", ovvero alla "percezione".
Carattere e cambiamento
Secondo Sergi inoltre, le funzioni neurofisiologiche alla base dei sentimenti sarebbero state essenziali per la vita, in quanto avrebbero fornito la base su cui sarebbe sorto l'atto volitivo, ovvero l'azione, mediata e regolata comunque dal carattere. Quest'ultimo sarebbe risultato dall'insieme di impulsi, tendenze, atteggiamenti, desideri e motivazioni di un individuo. Sergi apparteneva però a una schiera di scienziati positivisti che credeva in una possibilità di cambiamento per l'individuo, grazie non solo al mescolamento del patrimonio genetico, ma anche a fattori legati alle condizioni ambientali e all'influenza della cultura e dell'educazione. La sua scuola romana di antropologia ospitò tra i suoi allievi Giuseppe Montesano, Sante De Sanctis e Maria Montessori, i quali contribuirono enormemente allo sviluppo della nuova scienza pedagogica e psicologica.
Cesare Lombroso
Cesare Lombroso (1835-1909) fu medico, antropologo, filosofo e criminologo italiano. Divenne direttore del manicomio di Pavia e professore di psichiatria e di antropologia criminale all'Università di Torino.
La prevenzione degli atti criminosi
Si dedicò a studi di antropologia fondati sull'analisi anatomica e psichiatrica, per la prevenzione degli atti criminosi, grazie anche alla creazione di istituzioni specializzate. Egli sostenne la tesi secondo cui la tendenza a delinquere fosse un tratto caratteriale innato ed ereditariamente tramandato. Elaborò una distinzione tra delinquenti abituali, delinquenti occasionali e pazzi.
Analisi antropologica e psicologica
Era sua opinione che un'attenta analisi antropologica e psicologica avrebbe permesso di identificare e segregare gli individui biologicamente predisposti al delitto. L'analisi sarebbe stata estesa ai genitori e agli antenati, e si sarebbe basata sull'identificazione di determinate caratteristiche morfologiche e caratterologiche delineate dallo stesso Lombroso e da lui definite "stimmate degenerative", presenti nell'ambito di una stessa famiglia. L'analisi avrebbe avuto lo scopo di individuare il "tipo" criminale.
La scuola positiva del diritto penale
Da questa dottrina sorsero i manicomi specializzati per i pazzi condannati per qualche delitto e nacque inoltre la Scuola positiva del diritto penale, la quale sosteneva il diritto a rinchiudere in carcere il delinquente non tanto perché "responsabile" ma in quanto "pericoloso". Fu questo ad esempio, il caso giudiziario di Giovanni Passannante, responsabile di un attentato alla vita del re d'Italia. Lombroso insistette sul fatto che l'autore fosse portatore di evidenti tare psichiche ereditarie, e fu questa la ragione per cui un fratello di Passannante con qualche problema psicologico venne internato in un manicomio, e per cui alcuni componenti della famiglia Passannante dovettero cambiare il proprio cognome. La pena di Passannante fu durissima e il suo cervello venne conservato come oggetto di future indagini sulla criminalità.
Gabriele Buccola
Gabriele Buccola (1854-1885) fu uno dei pionieri della nuova psicologia scientifica italiana.
Rigore scientifico
Egli riteneva che lo studio del tempo di reazione fosse in grado di conferire alla psicologia un potente metodo di indagine quantitativa. I suoi lavori sperimentali seguivano un grande rigore e una gran sistematicità che lo resero il primo italiano ad essere riuscito a pianificare una vero e proprio programma di ricerca, che fosse in grado di confrontarsi con quelli sviluppati contemporaneamente a livello internazionale.
Il Frenocomio "San Lazzaro"
Si laureò in Medicina, specializzandosi in psicologia e psicopatologia al Frenocomio "San Lazzaro" di Reggio Emilia, diretto da Augusto Tamburini. Il San Lazzaro era un'istituzione all'avanguardia per la propagazione di teorie e terapie psichiatriche innovative. Buccola riuscì ad avviare, con il sostegno di Tamburini, un programma di ricerca sui tempi di reazione degli "alienati mentali", ed i risultati di questa ricerca furono in seguito pubblicati sulla Rivista sperimentale di Freniatria, rivista del manicomio e della scuola emiliana, di cui Buccola fu il redattore.
Pensiero evoluzionista e trasformista
- la convinzione di una riduzione dello psichico al biologico
- la teoria dell'ereditarietà delle caratteristiche psichiche
- il primato del fatto e del fenomeno
Bibliografia
Cimino G., & Dazzi N. (A cura di) La psicologia in Italia: i protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali (1870-1945), Milano: Led.
Dazzi, N., Lombardo, G.P. Le origini della psicologia italiana. Bologna: Il Mulino.
Cimino C. Foschi R. Percorsi di storia della psicologia italiana, Edizioni Kappa, 2015
Commenti
Posta un commento