Gli indipendenti furono un gruppo di psicoanalisti che elaborarono in modo libero le riflessioni e le teorie provenienti sia dalla corrente nata sotto l'impulso di Anna Freud, che da quella originata dal lavoro di Melanie Klein. Furono però il rapporto con l'ambiente e la teoria delle relazioni oggettuali, gli elementi che vennero considerati di maggior interesse dal gruppo degli indipendenti.
Tra i più noti psicoanalisti appartenenti a questa corrente, si ricordano Fairbairn, Winnicott, Balint e Bowlby.
William Fairbairn
William Fairbairn lavorò negli anni '40 e rappresentò uno dei pensatori più innovativi del gruppo degli indipendenti. Da lui fu messa a punto una delle critiche fondamentali rivolte alla metapsicologia di Freud. La critica alla teoria di Freud consisteva di due principi:
La libido non è ricerca di piacere ma ricerca dell'oggetto
L'energia non è separabile dalla struttura
L'energia pulsionale, essendo legata alle strutture dell'Io, è indirizzata a stabilire una relazione con l'oggetto. I processi psichici non sono quindi regolati dal principio di piacere, perché il comportamento umano è proteso verso l'esterno, muovendosi fondamentalmente a partire dal principio di realtà.
Il bambino risulta diretto fin dalla nascita verso la ricerca e il mantenimento di contatti con altri. Questa spinta è fornita dalla libido, la quale orienta verso l'oggetto reale esterno.
Fairbairn delineò un Io integrato e unitario dotato di un'energia propria, contrapponendosi così a Freud che poneva nell'Es la dimensione energetica o libido, e che dotata l'Io del compito di controllarla.
In Fairbairn inoltre la struttura e l'energia non sono distinte.
L'Io è il nucleo della personalità, che mette in atto movimenti diretti a trovare un oggetto a cui legarsi. Dal successo di questa ricerca si determina il buono sviluppo mentale, che altrimenti potrebbe sfociare nello sviluppo di psicopatologie.
Il narcisismo primario
Faribairn contestò l'idea di narcisismo primario, sostenendo invece la centralità dell'Io nella ricerca di relazioni con oggetti esterni. In questo modo compie una modifica radicale della sequenza maturativa della libido di Freud al centro dello sviluppo psicosessuale. Infatti, la crescita totale dell'individuo si sostanzia in una sequenza di stadi di maturazione di relazioni con altri. La formazione della personalità dipende quindi dallo sviluppo delle relazioni con oggetti reali esterni e la madre assume in questo processo un ruolo fondamentale che era stato fino a quel momento del tutto ignorato dalla teoria di Freud.
La relazione con la madre
Fairbairn sostenne che l'esperienza della relazione con la madre reale si organizza su due dimensioni, una gratificante e una non gratificante. L'esperienza gratificante viene poi divisiva a sua volta in due componenti, in quanto caratterizzata non solo dal rifiuto ma anche da un'iniziale senso di speranza o promessa. Il bambino vive quindi nella relazione con la madre possibilmente tre esperienze:
- madre gratificante
- madre deprivante
- madre allettante
A queste tre esperienze corrispondono tre tipi di oggetti interni:
- oggetto ideale: corrispondente all'esperienza di gratificazione della relazione e agli aspetti gratificanti della relazione
- oggetto rifiutante: corrispondente alle dimensioni di deprivazione e di negazione della madre
- oggetto eccitante: corrispondente agli aspetti allettanti e promettenti della madre
Queste caratteristiche materne vengono interiorizzate e l'Io entra in relazione con esse. Parti dell'Io vengono separate e legate con questi oggetti interni. Le parti dell'Io legate con l'oggetto rifiutante formano l'Io antilibidico, definito così da Fairbairn, perché le parti dell'Io si identificano con le caratteristiche rifiutanti dell'oggetto assumendo l'ostilità e il rifiuto per la ricerca di contatto e di relazione con l'esterno. Le parti dell'Io che si legano con l'oggetto eccitante, formano quello che Fairbairn definisce Io libidico, identificandosi con gli aspetti legati alla ricerca e alla speranza di una relazione. L'io collegato con l'oggetto ideale, infine, viene detto Io centrale, in quanto rappresenta la parte dell'Io identificata con gli aspetti gratificanti della relazione.
Delle tre organizzazioni solamente l'Io centrale è in grado di ricercare sia relazioni che contatti con l'esterno, mentre l'Io libidico e l'Io antilibidico rimangono invece legati agli oggetti interni, e per questo motivo sono inutilizzabili per la costruzione di relazioni vengono detti Io sussidiari.
Nonostante l'autore parla di oggetti interni, è importante sottolineare che la sua visione si differenzia di molto rispetto all'interpretazione kleiniana. Secondo Fairbairn il bambino costruisce oggetti interni a seguito di una frustrazione reale nella relazione con la madre. In sostanza, se la relazione con l'esterno fosse sempre gratificante non si creerebbero oggetti interni. Gli oggetti cattivi sono quindi il prodotto di esperienze reali esterne di non gratificazione. Secondo Fairbarin quindi l'aggressività non è un fattore motivazionale primario, contrapponendosi chiaramente alla visione Kleiniana che dotava la pulsione di morte di una funziona centrale, ma è piuttosto una reazione alla frustrazione del bisogno primario della ricerca di relazioni gratificanti con l'esterno.
Gli oggetti interni fairbairniani sono strutture psicopatologiche che tolgono energia alla capacità di relazione con l'esterno, e la psicopatologia viene definita come lo "studio delle relazioni dell'Io con i suoi oggetti interiorizzati". Il conflitto quindi, che in Freud riguardava le tre istanze Io, Es e Super-io, in Fairbairn riguardava le tre componenti dell'Io, Io centrale e i due Io sussidiari.
D.W. Winnicott
I concetti fondamentali trattati da Donald W. Winnicott sono il concetto di vero Sé, l'Oggetto transizionale e l'Unità madre-figlio.
Winnicott si dedicò allo studio dello sviluppo emozionale primario, facendo riferimento a tre concetti-guida:
- Dipendenza: va dalla dipendenza assoluta, alla dipendenza relativa fino all'indipendenza
- Organizzazione: va dall'inorganizzazione all'organizzazione
- Integrazione: va dalla non-integrazione all'integrazione
La dipendenza assoluta e la preoccupazione materna primaria:
La dipendenza assoluta dura fino a 6 mesi circa. Il neonato non si rende conto di dipendere e ignora che qualcuno si prenda cura di lui. Durante i primi giorni di vita il bambino e la madre sono un'unità. Il neonato non ha inoltre costruito un Sé individuale, e per questo motivo si parla del bambino nei termini di organizzazione dinamica individuo-ambiente.
Gli aspetti esperenziali dell'iniziale relazione con la madre determinano la possibilità di stabilire relazioni con oggetti vissuti come separati dal Sé.
L'ambiente, in armonia con la madre, si deve sintonizzare con il potenziale innato del bambino, offrendogli ciò di cui ha bisogno. Questa capacità si esprime grazie alla preoccupazione materna primaria.
La preoccupazione materna primaria si sviluppa a poco a poco per poi raggiungere un grado di elevata sensibilità durante la gravidanza, soprattutto verso la fine, e dura ancora poche settimane dopo la nascita del bambino. Questo stato organizzato può essere paragonato ad uno stato di ritiro, ad uno stato di dissociazione.
Per assicurare al bambino la possibilità di investire sul proprio Sé e per garantirgli la protezione dalle possibili minacce di annientamento, al centro dell'interesse della madre viene a porsi il neonato grazie alla preoccupazione materna primaria. Questa preoccupazione permette alla madre di comprendere, fino ad anticipare, i bisogni del proprio figlio, per poter rispondere ad essi in modo sensibile ed appropriato.
L'incapacità di alcune donne di vivere questo stato, le porta a dover compensare da sole in seguito tale carenza con un periodo più lungo di adattamento ai bisogni del figlio.
La preoccupazione materna primaria comprende tre funzioni:
1. Holding: facilita l'integrazione, in quanto il bambino alla nascita presenta una non integrazione. Fa riferimento sia al tenere il bambino al riparo da eventi imprevedibili, che al prendersi cura di lui.
2. Handling: permette l'insediamento della psiche nel corpo, riferendosi alla manipolazione del corpo del bambino durante l'accudimento giornaliero. In questo modo viene favorito il processo di personalizzazione, ossia lo sviluppo della capacità di sentire che i confini del corpo sono anche quelli della psiche
3. Object presenting: denota la capacità della madre di presentare al figlio l'oggetto che necessita al momento opportuno, quindi né troppo presto né troppo tardi. Gli oggetti vengono quindi presentati al bambino come se fosse lui stesso a crearli, ad esempio quando il bambino desidera il seno materno, questo appare immediatamente (nel caso in cui la madre sia empatica). Gli oggetti fisici e mentali devono essere presentati al bambino in modo continuo e graduale. L'illusione che sia stato il bambino stesso a creare gli oggetti, rappresenta un primo abbozzo di pensiero, in quanto l'oggetto desiderato appare nel momento stesso in cui è emerso il desiderio nella mente del bambino.
La dipendenza relativa (dai 6 mesi ai due anni circa):
Il bambino cresciuto in un ambiente sufficientemente buono, diventa più consapevole delle cure materne e dei suoi bisogni. In questo modo il bambino comprende la distinzione tra Me e Non-Me, cioè il mondo esterno viene finalmente distinto da una realtà interna. Dal mondo interno, inoltre, inizia a prendere forma una coscienza. Si inizia quindi a definire un Sé come unità integrata psicologicamente, e contenuta nel lato fisico nella pelle del corpo.
La preoccupazione materna primaria piano piano inizia a essere contenuta, ed è proprio questo che facilita il processo di disillusione, ovvero quel processo che grazie ai fallimenti stessi della madre, permette al bambino di fare esperienza dei propri bisogni.
La madre, invece, che continua nel rispondere in modo anticipato al figlio, finisce per inibirne la capacità di individuare i propri bisogni e quindi la comprensione di essere un'entità separata inserita all'interno di una relazione.
Al contrario, la madre che esce in maniera troppo rapida dalla preoccupazione materna primaria, causa una rottura nella continuità dell'essere, perché inizia improvvisamente a non rispondere ai bisogni del bambino. In questo caso avviene una improvvisa deprivazione che può causare delle difficoltà soggettive, le quali possono manifestarsi in tendenze antisociali, ad esempio il mettere in atto piccoli furti, le quali sono l'espressione di una speranza da parte del bambino di tornare al momento che ha preceduto la perdita dell'oggetto, in modo da richiamare l'attenzione sui suoi bisogni.
Area transizionale ed oggetto transizionale
L'area transizionale viene a sostituire l'illusione primitiva di onnipotenza, e si forma dalle temporanee carenze della madre, se ben tollerate dal bambino.
I fenomeni transizionali sono quei fenomeni e comportamenti con il fine di mediare il rapporto tra interno ed esterno nel processo di costruzione della realtà e della fantasia, costituendo quindi la base della creatività e della capacità di giocare. L'oggetto transizionale rimpiazza il seno materno, ed è costituito da un altro oggetto come una copertina o un pupazzo, e questo permette al bambino di sperimentare in modo non traumatico la separazione dalla madre. Il destino di questo nuovo oggetto è quello di perdere nel tempo valore.
Il ruolo del padre
La funzione del padre in questa fase è quella di "copertura protettiva", prima alla madre e poi alla diade madre-bambino, sollevando così la madre dalle problematiche del mondo esterno e permettendole di preoccuparsi interamente del bambino.
Il padre, secondo Winnicott, influenza la crescita del bambino in tre aree specifiche:
a. contribuisce a creare un ambiente facilitante, grazie anche al sostegno della madre
b. contribuisce a dotare di una "sicurezza sociale" il bambino, se la coppia genitoriale è stabile e in armonia
c. svolge il ruolo di terzo all'interno di una relazione più diretta, andando a formare un cerchio allargato di interazione oltre a quello mamma-bambino, un cerchio che permette lo scambio con il mondo esterno.
La famiglia è intesa come un sistema in equilibrio quasi stazionario, il bambino quindi crea una famiglia intorno a sé.
Il Sé
Winnicott delinea la presenza di due Sé: Il Vero Sé e il Falso Sé.
Vero Sé: si sviluppa in un ambiente materno empatico
Falso Sé: si sviluppa in un ambiente incapace di sostenere la crescita del bambino ed ha la funzione di proteggere il Vero Sé. Esso corrisponde sostanzialmente ad un "ruolo" che il bambino recita per aderire a un'immagine impostagli dall'esterno, perdendo la sua spontaneità e creatività.
Scopo del Falso Sé, è quindi l'organizzazione di uno stato di invulnerabilità che rappresenta una corazza protettiva, altrimenti il vero nucleo del Sé verrebbe annientato.
Michael
Balint
Cominciò a vedere l'importanza della relazione
interpersonale (lavoro di gruppo).
L'aspetto fondamentale per Balint fu il difetto
di base.
Ha una sua specificità rispetto a Fairbairn,
che si distanzia del tutto dal modello della libido di Freud. Balint riprese l'approccio Freudiano modificandolo.
Balint è uno dei pochi psicoanalisti che si
interessò anche al gruppo.
Balint
va associato al concetto di difetto di base=> che porta uno squilibrio tra i
bisogno con i quali viene al mondo il bambino e quello che gli viene dato in
quello specifico momento della sua vita. (Assimilabile al
periodo critico di Bowlby)
(Potremmo riferirci al periodo critico dello
sviluppo in cui si è particolarmente ricettivi).
Il difetto di base nasce dal fatto che il
bambino non riesce a ricevere quello di cui ha bisogno perché il contesto ha
difficoltà a darglielo.
Quel bambino non riesce a ricevere nel
contesto di accudimento in cui vive quello di cui ha bisogno.
C'è una motivazione relazionale=> Balint
afferma che la spinta pulsionale esiste ma mentre per Freud il modo in cui
avveniva la maturazione sessuale si basava su questioni biologiche, per Balint
la spinta maturativa e lo sviluppo stadiale dipende dalla relazione che c'è
fuori=> esiste un aspetto relazionale molto significativo.
Esiste una maturazione sessuale stadiale ma
tutte le dinamiche che avvengono nelle diverse fasi dello sviluppo sessuale
avvengono in maniera più o meno armonica a seconda di come il bambino viene
trattato a livello relazionale.
Freud affermava che prima della fase genitale
tutto avveniva perché la natura lo aveva posto con una certa Frequenza, è
biologicamente guidato. L'idea è quella che il movimento è guidato
biologicamente.
Balint dice che non è solo la biologia ad
orientare lo sviluppo stadiale ma anche la relazione interpersonale. Il sadismo
ad esempio è espressione di ciò che succede nel bambino quando non c'è stata
abbastanza responsabilità da parte dell'esterno.
Anna Freud aveva già intravisto la possibilità
di accompagnare lo sviluppo del bambino armonicamente se il genitore supera
l'imbarazzo verso questo sviluppo sessuale. In caso contrario nascerà il senso
di colpa, sporcizia e così via. Il genitore deve sapere che è una cosa normale.
Balint ci arriva in modo diverso. Per lui le
problematiche ci sono perché a livello relazionale ci sono state problematiche
a livello affettivo da parte degli adulti.
L'aggressività non è una pulsione primaria,
una pulsione di morte di cui siamo già dotati ma una reazione ad una mancanza
(incapacità dell'ambiente di farsi carico dei bisogni del bambino)
(Si dà per scontato che noi nasciamo con il
pensiero che tutto fuori sia molto bello, ma quando poi scopriamo che ciò di cui
abbiamo bisogno non c'è si sviluppa la patologia).
In divergenza con Freud=>
Il narcisismo
Per Freud il narcisismo primario era un
investimento d'amore su di sé.
Balint affermò che non esiste un narcisismo
primario, il narcisismo è sempre secondario.
Il bambino nasce con una relazionalità
primaria non narcisista, l'investimento su se stesso non c'è, ma esiste una ricerca verso l'esterno e quando l'esterno non gratifica allora c'è investimento su
di sé.
Anche in un bambino neonato il narcisismo è
secondario perché il bambino nasce orientato verso l'esterno e non rinchiuso in
sé stesso.
Dobbiamo considerare noi esseri umani con una
motivazione primaria di agganciare la soggettività di qualcun altro prima di
tutti gli altri bisogni.
Il bambino nasce come individuo
relazionale(che ama e vuole essere amato), non c'è questo autoinvestimento su
di sé. Questo investire su se stessi c'è sempre secondariamente.
Difetto di base
È la fragilità, la vulnerabilità, la cicatrice
che ci rimane di un passato antico in cui siamo stati feriti per la prima
volta. Non ci dobbiamo immedesimare nella nostra storia personale e credere che
non ci sarà mai la possibilità di migliorare, non è così. Ma c'è una
vulnerabilità. Ci sono comunque tantissime opportunità di cambiamento che possiamo
incontrare nella nostra vita che ci possono aiutare, oltre alle nostre infinite
capacità personali.
Il bambino ha un investimento di libido
relazionale verso il primo oggetto relazionale, la madre. Nella vita
intrauterina ha una relazionalità con l'ambiente interno e alla nascita si
interfaccia con l'oggetto madre sul quale investe libidicamente e lo fa per
cercare di rispondere al bisogno di essere dentro una relazione, non solo di
trovare soddisfazione libica.
Oggi noi sappiamo che il bambino nasce con
competenze intersoggettive relazionali complessissime che si delineano già
dall'ultimo mese di gravidanza, e che sono basate sul bisogno di entrare in relazione con
qualcun altro.
A differenza di quanto postulato da Fairbarn, il desiderio primario non è di amare ma di essere amati.
Balint parlò di difetto di base affermando che
essa è una traccia di una mancata rispondenza ai bisogni del bambino, il quale non ha
trovato fuori una risposta d'amore.
È importante che questi due autori vengano
messi insieme per contrapporli, in quanto c'è un aspetto basico comune ad entrambi e poi
specificità che li contraddistinguono.
Secondo Balint quando le relazioni con l'ambiente diventano
frustranti nasce un narcisismo secondario e il bambino cerca di compiacere
l'oggetto per essere amato. Si sviluppa un amore oggettuale attivo (Ci ricorda il falso sé di
winnicott) e anche aggressività.
Qualora queste difese siano particolarmente
intense, quando il neonato non ne può più mostra passività, depressione, in sostanza si
arrende.
In uno scambio interattivo tra mamma e bambino
ma anche tra adulti solo il 30 per cento è armonicamente e reciprocamente
orientato. Su dieci minuti funzionano solo tre perché si tratta una danza
interattiva, dinamica e questa è una relazione ottimale. Il problema è quando
ci sono troppe cose che non vanno. Rotture e riparazioni in un equilibrio
dinamico, momenti in cui non ci si capisce, momenti in cui ci si ritrova e così
via, sono normalissimi.
Non ci dobbiamo aspettare che lo sviluppo sia
armonico al cento per cento, il problema sorge quando troppe cose non vanno, e possono insorgere un disturbo narcisistico di personalità, compiacenza, falso sé,
dipendenza affettiva, svalutazione, aggressività nei confronti delle relazioni
affettive. Quando il bambino non riesce neanche più così, si rassegna.
Questa traccia si va ad inserire anche nella
struttura biologica oltre che psicologica, Balint è stato un rivoluzionario. Ad
esempio I bambini che vengono sottoposti a situazioni di stress che incidono
profondamente anche sulla funzionalità della loro biologia possono diventare
bambini ipercorticolici o ipocorticolici, e questo può creare l'abbassamento
delle difese immunitarie, un mancato sviluppo...
Nanismo psicosociale: bambini con cranio non sviluppato.
Ad un bambino può nascere un trauma complesso, non è solo l'abuso fisico, non è solo la trascuratezza, è tutto, nel suo complesso. Cosa succede quando un bambino ha un difetto di base? Nascono meccanismi difensivi, strategie relazionali di natura difensiva per proteggersi dal dolore.
Il difetto di base è un
difetto di base diadico, duale, perché rappresenta quello che non è arrivato da quel rapporto duale tra
madre e bambino.
Balint non ha parlato nello specifico di
trauma, ma di esperienze che noi oggi definiremmo anche traumatiche.
Lavorare in contesti di questo tipo necessita
a volte di dover prendere i bambini e affidarli a famiglie che possono offrirgli situazioni migliori in cui vivere.
Quando c'è una marcata trascuratezza emotiva
il difetto di base ha una caratteristica duale perché nasce da una mancata
corrispondenza nel rapporto duale tra madre e bambino.
Si ha sempre a che fare con un approccio in
cui è importante la parola AMORE, il bisogno di essere riconosciuti, di
sentirsi amati.
Quando si vive un'esperienza estremamente
deprivante o si diventa estremamente dipendenti dall'esterno, l'individuo vive nella convinzione che può esistere solo se c'è
qualcun altro, e l'oggetto viene idealizzato perché è quello che da la vita o la
morte alla persona.
La capacità dell'individuo è quindi falsata
non è vera capacità di amare.
Sviluppo e psicopatologia
Il bambino, secondo Balint, ha una vita intrauterina ed il
primo oggetto che incontra è la madre, sulla quale il bambino investe
libidicamente. Questo oggetto risponde al bisogno primario del bambino di
essere dentro una relazione.
A differenza di Fairbairn per Balint il
bisogno primario non è di amare ma di essere amato.
Quando questo bisogno non è soddisfatto ha origine il narcisismo secondario.
Qualora queste difese siano particolarmente
intense, il bambino mostra passività, depressione e può arrendersi.
Quando si vivono esperienze così traumatiche
si possono sviluppare due risposte nell'individuo, che Balint definì:
-Cinofilo: Convinzione che
l'individuo possa esistere solo se c'è qualcun altro, al di fuori del quel
qualcuno l'individuo non esiste. Se quell'individuo se ne va, esso viene
sostituito per averne un altro. Non si stanno amando quelle persone, ma si sta
riempiendo le mancanze.
-L'acrobata: colui che non si
concede, che non si fida e mette sempre un muro tra sé e gli altri.
Bibliografia
Amadei G. Cavanna D. Zavattini G.C., Psicologia dinamica, 1999, il Mulino
Ortu F. De coro A.,Psicologia dinamica. I modelli teorici a confronto, 2010, Edizioni Laterza
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