Il Contributo di Bonaventura e Calabresi

Enzo Bonaventura fu allievo di De Sarlo, ma si distaccò dal maestro per un diverso modo di concepire la psicologia sperimentale, che considerò come del tutto autonoma rispetto alla filosofia. 
Lavorò nel laboratorio fiorentino per molti anni e utilizzando gli strumenti raccolti da De Sarlo e aggiungendone di nuovi. 
Ideò il "tachistoscopio a doppia caduta", con il quale affrontò lo studio della durata dei fenomeni di apprendimento, della percezione del tempo e dell'attenzione.  
Nello studio dell'esperienza soggettiva del tempo, collaborò con Renata Calabresi, e insieme i due psicologi fiorentini analizzarono la durata di un "atto di percezione/apprensione", ovvero un atto in tempi molto brevi dell'ordine dei millesimi di secondo. 
Essi supposero che il tempo "soggettivo" di apprensione dell'oggetto fosse superiore al tempo "oggettivo" di presentazione dello stimolo. La presentazione dello stimolo ha quindi una durata più breve di quella dell'apprendimento. 
Provocarono perciò nel soggetto due successivi atti di apprendimento con la presentazione di due distinti oggetti-stimolo e stabilirono il minimo intervallo in cui il soggetto potesse apprendere entrambi in maniera compiuta. Riuscirono quindi a misurare il tempo di apprensione dello stimolo-oggetto, che corrispondeva al tempo intercorso tra la presentazione del primo oggetto e quella del secondo. 
Per compiere tali misurazioni Bonaventura ideò un "tachistoscopio a doppia caduta" in grado di presentare due oggetti-stimolo in tempi estremamente brevi e di controllare l'intervallo tra le due presentazioni. 
Lo stesso strumento poteva inoltre essere utilizzato per altre ricerche, e fu utilizzato per misurare il "presente psichico" o "esperienza del presente", ovvero quella esperienza che permette di percepire più eventi come aventi un legame temporale che li unisce in un unico evento più complesso definito come "presente". Bonaventura misurò questo presente determinando il minimo intervallo necessario per poter acquisire coscientemente, ovvero per apprendere, il numero massimo di elementi con un solo atto di apprensione. La durata minima del "presente psicologico" da lui misurata attraverso il "tachistoscopio a doppia caduta" fu di 700 m/sec. 
Bonaventura si occupò anche di psicologia applicata, psicologia scolastica e psicologia clinica. 


Alcune opere: 

Enzo Bonaventura 
Il problema psicologico del tempo, 1929 








Bibliografia

Cimino G., & Dazzi N. (A cura di) La psicologia in Italia: i protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali (1870-1945), Milano: Led.

Dazzi, N., Lombardo, G.P. Le origini della psicologia italiana. Bologna: Il Mulino.

Cimino C. Foschi R. Percorsi di storia della psicologia italiana, Edizioni Kappa, 2015



Sitografia

https://web.uniroma1.it/archiviostoriapsicologia/

https://www.aspi.unimib

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