Selma Fraiberg

Selma Fraiberg fu inizialmente assistente sociale e promosse l'aiuto direttamente a casa delle famiglie svantaggiate, disagiate. Molto famosa fu la sua opera "Gli anni magici. Come affrontare i problemi dell'infanzia da zero a sei anni". La Freiberg iniziò ad attuare un rigoroso approccio scientifico, cercando indizi che potessero fornire una chiara descrizione dei meccanismi che sottendevano un adeguato sviluppo psicologico. 

L'attenzione di Selma fu inizialmente nei confronti del bambino e del suo mondo interiore, per poi spostarsi anche  sulle figure significative vicine al bambino. 

In "Gli anni magici" viene descritto il caso del piccolo Eddie, che portò La Freiberg a considerare il ruolo svolto dalle figure genitoriali come fondamentale sullo sviluppo del bambino. Anche in presenza di un genitore maltrattante, infatti, la presenza amorevole dell'altro genitore, o di una figura di attaccamento alternativa, poteva rappresentare un fattore di protezione per lo sviluppo del bambino. 


Il percorso clinico e di ricerca di Selma Freiberg: 

1. Gli anni magici: focus sulla centralità dei legami familiari nello sviluppo del bambino 

2. L'osservazione dei bambini ciechi presso il "Family Service" di New Orleans: uso dell'osservazione sistematica, che permise la definizione di peculiari linee guida sullo sviluppo dei bambini cechi e sull'influenza esercitata dalla qualità dell'accudimento genitoriale sullo sviluppo stesso 

3. La psicoterapia genitore-bambino 


Secondo Selma esistono alcuni fattori di protezione per lo sviluppo del bambino, fattori presenti anche nei casi in cui le figure genitoriali non siano adeguatamente responsive. Le figure significative vengono infatti individuate dalla Freiberg non soltanto nei genitori, ma anche nei nonni, negli zii, nei parenti, negli amici molto vicini, tutte figure che possono rappresentare fattori protettivi e preservare lo sviluppo del bambino. 


Lo studio della relazione di una madre con bambini cechi 

La Freiberg studiò la relazione delle mamme con dei bambini affetti da cecità, delineandone il profilo psicologico e sottolineando quanto le modalità di accudimento relazionale del genitore fossero fondamentali per lo sviluppo dei bambini. 

Come Anna Freud, Selma utilizzò quindi sia il metodo osservativo che quello interpretativo, integrandoli con lo scopo di ricostruire lo sviluppo del bambino in contemporanea con lo sviluppo del suo Io. 

La convinzione dell'epoca era quella che il bambino ceco utilizzasse la mano al posto dell'occhio. Per questi bambini, la bocca rappresentava il centro del campo percettivo ed il primo canale di rapporto con la realtà esterna. Le mani non venivano utilizzate per afferrare oggetti ma piuttosto erano ancorate ad una sorta di "alleanza con la bocca". I bambini cechi non avevano inoltre un'autonomia di movimento, perché acquisivano molto tardi la capacità di camminare. Presentavano quindi una stereotipia motoria, caratterizzata da dondolamento, oscillazioni, movimenti ripetuti con le mani, sfregamento degli occhi o movimenti idiosincratici. Questa convinzione medica diventava anche quella del genitore che non era stimolato ad attivare modalità che favorissero e supportassero lo sviluppo del bambino. 

Selma Fraiberg smentì invece questo mito secondo cui il percorso evolutivo dei bambini affetti da cecità si differenziasse da quello "normale". Affermò infatti che il bambino ceco nascesse con un normale sviluppo neuromuscolare e che quindi non era connesso con un ritardo nella deambulazione. Allora la questione da risolvere era perché questi bambini ad un certo punto presentavano un blocco nello sviluppo neurocomportamentale. E anche il perché questi bambini, se pur non nascendo con un quadro autistico, successivamente sviluppavano quadri clinici simili a quelli dei bambini autistici, caratterizzati quindi da stereotipie motorie, mutismo, linguaggio ecolalico e indifferenza al contatto materno. 

La domanda che si pose la Fraiberg fu "possibile che sia tutto determinato dalla cecità?"

Selma Freiberg osservò in modo analitico e sistematico un ampio campione di bambini e ne trasse dati significativi, anche con l'uso della telecamera. Notò ad esempio che, pur senza vista, il bambino riconosceva la madre. La modalità privilegiata per avvicinare la madre è l'udito, attraverso cui il bambino attua l'esplorazione. L'Io, attraverso la percezione trasmodale, riconosce in quello che tocca ciò che non può vedere. 


Ma l'Io che non vede, come fa? 

La Freiberg si rese conto che la mancanza della vista non rappresentava il motivo primario della deviazione dello sviluppo. Infatti, i bambini cechi, dopo un iniziale percorso tortuoso, riuscivano ad allineare il loro sviluppo a quello dei bambini normali. 

L'Io attende che il canale uditivo sia maturo per potervisi affidare e per potere associare ad esso ciò che è stato toccato. L'Io normotipico lo anticipa di qualche mese, questo perché la vista è già matura quando l'udito deve ancora finire di svilupparsi. I cechi quindi deambulano più tardi soltanto perché più tardi maturano il secondo canale della percezione trasmodale (l'udito) e più tardi quindi si muovono nella volontà di afferrare e avvicinare l'oggetto conosciuto tattilmente e riconosciuto attraverso l'udito. 

La Freiberg analizzò il concetto piagetiano di permanenza dell'oggetto nei bambini cechi, identificando: 

- le fasi di acquisizione dell'oggetto 

- le determinanti, ovvero la coordinazione acustico-manuale 

- le manifestazioni comportamentali 

Nei bambini vedenti, la coordinazione uditivo-prensione si sviluppa più tardi della coordinazione visione-prensione ma, nei bambini ciechi, questo naturale slittamento evolutivo fa tardare l'attribuzione di significato al mondo dei suoni, mettendo a rischio la loro motivazione ad assimilare l'oggetto che produce rumore. Solo dopo aver acquisito la capacità di coordinare l'udito con la prensione, il bambino cieco inizia ad utilizzare le mani per conoscere gli oggetti ed attribuirvi una funzione, e quindi solo in questo momento, il mondo esterno diventa un luogo da esplorare. Questo spiega anche il ritardo della locomozione. 


Il ruolo dell'accudimento materno

La Fraiberg osservò che spesso le madri depresse e scoraggiate non interagivano con i bambini che credevano destinati a peggiorare. Avevano quindi bisogno di aiuto e sostegno nella loro stessa funzione di sostegno verso il bambino. 

Quello che sta nella mente della madre, la rappresentazione che ha del suo bambino, orienta il modo in cui la madre stessa si comporta con quel bambino. E il bambino reagisce all'accudimento in maniera negativa o positiva. Questo succede sempre, in tutte le condizioni! 

Lo sviluppo deficitario, quindi, è l'esito dell'influenza reciprocamente esercitata da entrambi i poli della relazione. 

Il campo relazionale diventa l'elemento fondante dell'esperienza individuale. 

Nella stanza del bambino ci sono fantasmi, visitatori del passato, che consistono nella memoria procedurale implicita dei genitori, nel clima emotivo in cui hanno vissuto, e questi fantasmi sono intrusivi, non voluti e non richiesti. 

Può capitare che irrompano, ma possono essere gestiti attraverso dei fattori di protezione, talvolta il genitore riesce ad essere resiliente. 

Il presente del genitore dipende da cose antiche; il presente è il suo ponte nel passato. Riconoscere l'influenza di un'infanzia triste e angosciata può far sì che un circolo vizioso instauratosi nella relazione col bambino si trasformi in un circolo virtuoso. La storia non è destino, un bambino con un'infanzia difficile non sarà necessariamente un cattivo genitore. 

Questi fantasmi possono essere di passaggio ed essere legati a specifici domini. Il genitore può essere confortato, rassicurato e guidato alla riparazione. La psicoterapia serve a rendere il genitore (che è sempre l'unico vero esperto!) consapevole dei fantasmi al fine di espellerli o venire a patti con loro. 

Attualizzazione: tentativo principalmente inconscio di manipolare o provocare determinate situazioni intersoggettive al fine di riprodurre (RI-ATTUALIZZARE) aspetti relazionali ed esperienze del passato nel presente. 


La psicoterapia genitore-bambino

Il bambino deve essere presente per diventare oggetto del transfert nella riattualizzazione del passato. Questa cosa di per sé negativa, è esattamente ciò su cui si lavora nella psicoterapia genitore-bambino. Il bambino è il ponte tra presente e passato. Il bambino agisce positivamente all'interno della relazione, agisce infatti precocemente quando una relazione non è armonica per lui (dal terzo, quarto mese). 

Mette in atto comportamenti non funzionali in risposta a ciò che non va bene per lui, ai fantasmi del passato. Le strategie sono: 

- Evitamento (terzo-quarto mese): difesa selettiva e discriminante, che si associa a dolore e angoscia. Il bambino non si relaziona con la madre, non attua una ricerca del suo sguardo né sorride al suono della sua voce. Il bambino ha lo scopo di escludere dal proprio campo percettivo la madre. 

- Freezing (quinto mese): totale immobilizzazione, caratterizzata dal congelamento della postura, della mobilità e della voce. Viene paragonato dalla Fraiberg ad uno stato di morte apparente, descritto in zoologia come il tentativo primitivo di "mettersi al sicuro" messo in atto dagli animali di fronte ai predatori.

- Fighting (primo anno): i bambini assumono un atteggiamento testardo, indisciplinato, e vengono definiti come viziati. Questi bambini rimangono svegli la notte in uno stato di angoscia, e non riescono ad essere rassicurati dal genitore. Il bambino lotta con la madre perché questa gli causa terrore, e contro la sensazione di impotenza e disgregazione del senso del Sé. 

- Trasformazione dell'oggetto (9-16 mesi): il bambino non sperimenta rabbia ma compie una trasformazione di questa, ad esempio tramutandola in una risata che funziona da difesa contro l'angoscia intollerabile, in situazioni di forte stress o abuso psicologico. 

- Reversal (tredicesimo mese): l'aggressività del bambino viene rivolta verso sé stesso (in una forma di autolesionismo), perché la paura che ha nei confronti dei genitori e delle possibili ritorsioni da parte di questi, in caso il bambino esprimesse il suo risentimento, è altissima. 

Il bambino può attivare una o più strategie. 






Bibliografia 

Amadei G. Cavanna D. Zavattini G.C., Psicologia dinamica, 1999, il Mulino 

Ortu F. De coro A., Psicologia dinamica. I modelli teorici a confronto, 2010, Edizioni Laterza 





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