Melanie Klein è stata una psicoanalista austriaca-britannica, nota per i suoi lavori pionieristici sulla:
- psicoanalisi infantile
- lo sviluppo della teoria delle relazioni oggettuali, pubblicando nel 1932 La psicoanalisi del bambini.
Sigmund Freud e Melanie Klein
L'opera della Klein rappresentò una delle tappe più innovative del pensiero psicoanalitico. Melanie Klein sostituì alla visione freudiana della mente composta da strutture stabili e coerenti, quella di una mente che si presentava come un flusso di immagini, fantasie e terrori primitivi in continuo cambiamento. Per Freud l'angoscia originava da una rimozione non riuscita, mentre per la Klein derivava da una parte dal conflitto tra istinto di vita e istinto di morte, e dall'altro da un istinto tra una percezione della realtà che dava benessere, e una realtà cattiva.
Le pulsioni per Freud avevano un fondamento biologico, mentre per la Klein le pulsioni erano fenomeni psicologici non biologici. Il corpo era solo un mezzo attraverso cui si manifestano le pulsioni, e non la loro origine. Nel modello kleiniano le pulsioni corrispondevano alle emozioni, l'amore, l'odio e le passioni. Secondo la Klein inoltre il complesso di Edipo e la formazione del Super-Io avverrebbero sin dai primi periodi dello sviluppo.
La teoria delle relazioni oggettuali
Secondo la Klein, il mondo interno del bambino è abitato dalle pulsioni di vita e di morte ed è popolato dagli oggetti, che costituiscono rappresentazioni interne sulle quali avviene l'investimento pulsionale.
Queste rappresentazioni sono fantasmatiche e indipendenti dalla percezione del mondo esterno.
La mente, nella teoria della Klein, è un contenitore di "oggetti", che sono intesi come entità concrete, quasi come persone attive nella mente.
Il termine "oggetto" era stato utilizzato da Freud e dagli psicoanalisti per indicare ciò verso cui era rivolto l'impulso istintuale. Secondo Freud l'oggetto era quindi qualcosa verso cui poteva essere scaricato l'impulso libidico. Per Melanie Klein, invece, l'oggetto rappresentava una componente essenziale in quanto esso veniva percepito come dotato di un'esistenza propria e di propri impulsi.
Secondo la Klein quindi il bambino sin dai primi giorni di vita possedeva un'attività mentale che gli permetteva di percepire una relazione con oggetti che venivano distinti dall'Io. Queste relazioni, definite appunto relazioni oggettuali, sarebbero state determinate da sensazioni corporee, le quali avrebbero prodotto fantasie di oggetti buoni o cattivi a seconda di quanto erano in grado di soddisfare i bisogni del bambino.
Gli oggetti interni potevano essere i propri genitori, i fratelli, parti del proprio corpo o parti del corpo dei propri genitori, funzioni e secrezioni corporee. Questi oggetti davano luogo ai fenomeni psichici descritti nella teoria kleiniana, di angoscia, scissione, frammentazione, proiezione, idealizzazione, depressione e colpa.
Secondo la Klein il bambino fantasticava di distruggere gli oggetti interni ed esterni, che gli apparivano come fonti di sensazioni dolorose.
Parlando di IO
l'Io è considerato presente sin dalla nascita. Esso agisce sugli oggetti attraverso due meccanismi: introiezione e proiezione. Allo stesso tempo, subisce l'azione.
Introiezione: gli oggetti del mondo percettivo (oggetti esterni) vengono internalizzati e compresi secondo i connotati del mondo interno. Per questo motivo l'oggetto esterno può acquisire caratteristiche molto diverse da quelle che in realtà ha.
Proiezione: Parti del sé, oggetti interni, vengono proiettati su oggetti esterni, soprattutto sulla madre.
Il gioco
Secondo Melanie Klein il gioco avrebbe permesso l'accesso più diretto ed immediato ai processi inconsci del bambino piccolo. A differenza di Freud, Melanie Klein non riteneva che il gioco potesse rappresentare la realizzazione allucinata di qualche desiderio o fantasia, e credeva piuttosto che esso fosse la manifestazione di una data organizzazione di oggetti interni. Per la tecnica del gioco, venivano inclusi nel setting giocattoli accuratamente selezionati e materiali di comune utilizzo come l'acqua, sui quali il bambino potesse proiettare gli oggetti del proprio mondo interno.
I processi difensivi
Secondo la Klein esistevano alcuni processi difensivi che operavano fin dalla nascita.
Scissione: separazione dei sentimenti contradditori, delle rappresentazioni di Sé e degli oggetti
Proiezione: attribuzione ad oggetti esterni di sentimenti e rappresentazioni che appartengono a sé
Introiezione: l'oggetto esterno viene assimilato come parte di sé
Idealizzazione: un oggetto, o una parte dell'oggetto, viene visto come totalmente positivo, buono
Diniego: accompagna l'idealizzazione, in quanto affinché un oggetto sia concepito come totalmente positivo deve negare la presenza di aspetti negativi
Identificazione proiettiva: Proiezione di parti del Sé e degli oggetti interni scissi all'interno dell'oggetto
Teoria delle posizioni
La teoria dello sviluppo definita da Klein è la teoria delle posizioni.
Nel 1935 la Klein con la nozione di posizione depressiva, iniziò a sviluppare una teoria lontana dal pensiero di Freud. Nel 1946 elaborò inoltre la nozione di posizione schizoide, o posizione schizo-paranoide.
Nel corso dello sviluppo la posizione schizo-paranoide precedeva la posizione depressiva ed entrambe si manifestavano durante il primo anno di vita. La Klein non parlò di fasi ma di posizioni, perché queste continuavano a perdurare secondo lei anche nella vita adulta, alternandosi. Potevano quindi essere intese come dei prototipi relazionali, i quali si attivavano nel riproporsi di momenti di scissione o perdita nel corso della vita.
Le posizioni consistevano in un articolato e coerente assetto di oggetti interni con le relative angosce e difese.
Posizione schizo-paranoide: caratteristica dei primi tre mesi di vita, e caratterizzata dalla scissione tra oggetto buono, il quale è fonte di vita, nucleo dell'IO sano, e oggetto cattivo, che è fonte di angoscia, di fantasie di aggressione e persecuzione.
Inizialmente il seno materno viene scisso in buono e cattivo. Successivamente entrambi i seni vengono proiettati e poi introiettati, divenendo in virtù di tali meccanismi parti buone e parti cattive dell'oggetto stesso. Schizo si riferisce alla schizofrenia, dove il soggetto schizofrenico usa il meccanismo della scissione per distinguere tra oggetto buono e oggetto cattivo, e paranoide perché è riferito alla proiezione dell'istinto di vita e di morte.
Le difese attivate contro l'angoscia prodotta nel bambino nel sentirsi attaccato e minacciato dagli oggetti esterni, includevano: idealizzazione, diniego, elaborazione di fantasie di controllo onnipotente dell'oggetto, identificazione proiettiva.
Posizione depressiva: l'io del bambino entrava in rapporto con l'oggetto intero, non più scisso. La madre non era più solo un seno, ma una persona.
Il bambino provava l'angoscia dovuta al rendersi conto che i sentimenti di odio e di amore erano rivolte alla stessa persona. Temeva che la sua aggressività e invidia potessero distruggere il suo oggetto di amore, da cui era totalmente dipendente, la madre. Così il bambino si sentiva in colpa e avvertiva il bisogno di mettere in atto azioni riparatorie. La riparazione dell'oggetto avveniva inizialmente attraverso una fantasia onnipotente di far rivivere l'oggetto distrutto, e successivamente nello sviluppo normale prendeva la forma di azioni più aderenti alla realtà.
Le difese utilizzate nella posizione depressiva erano la maniacalità e la riparazione. La maniacalità veniva utilizzata per evadere dalla depressione, cercando un trionfo sull'oggetto attraverso l'umiliazione e il disprezzo, in modo da potersi convincere della propria autonomia rispetto all'oggetto stesso e non doverne così patire la perdita. La riparazione consisteva nel superamento della posizione depressiva mediante l'uso costruttivo del senso di colpa, per poter preservare e far rivivere l'oggetto d'amore danneggiato. Questo atteggiamento riparativo permetteva, secondo la Klein, l'installazione dentro di sé di un oggetto totale buono, sempre più simile a quello reale. L'Io guadagnava quindi una maggiore capacità di amare e una maggiore coesione.
Bibliografia
2014, Bollati Boringhieri Amadei G. Cavanna D. Zavattini G.C., Psicologia dinamica, 1999, il Mulino
Ortu F. De coro A., Psicologia dinamica. I modelli teorici a confronto, 2010, Edizioni Laterza
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