La preistoria della psicologia in epoca Romana

Asclepiade di Bitinia 

Nell’ambiente romano il massimo successo si ebbe con la scuola metodica, il cui capostipite fu Asclepiade di Bitinia (nato ca. 124 a.C.). Egli studiò medicina, filosofia e oratoria ad Alessandria e Atene e fu attivo soprattutto a Roma. Fu proprio a Roma che progressivamente si trasferì il centro politico e il centro culturale dell’Occidente antico.

Asclepiade si oppose alla concezione ippocratica degli umori e propose cure alternative a quelle prescritte da Ippocrate e dalla scuola dogmatica che lo aveva succeduto, in quanto basate sulla purificazione e su regimi dietetici ristretti con l’obiettivo di recuperare l’equilibrio degli umori corporei. Asclepiade invece basava la cura sull’idea di restituire agli atomi la loro motilità attraverso mezzi meccanici: massaggi, camminate e “ogni sorta di esercizi passivi nei quali il corpo si contenta di lasciarsi agitare, come la passeggiata su un carro o il viaggio in barca”.

In particolare, qui è rintracciabile l’idea della necessità di un miglioramento del morale del paziente, quindi questo è interessante nel tracciare una preistoria della psicoterapia. Il miglioramento del morale poteva essere ottenuto tramite prescrizioni assai piacevoli da osservare, diversamente da quelle piuttosto spiacevoli prescritte dalla scuola di Ippocrate, tra cui cicli di bagni caldi rilassanti e degustazioni di vino.

Inoltre, un’altra osservazione interessante, è quella della classificazione delle malattie mentale fatta da Asclepiade stesso, basata su considerazioni anche piuttosto dettagliate, ad esempio Asclepiade distingueva correttamente tra illusione e allucinazione. Le sue idee, inoltre, sulla ricerca di una condizione piacevole per il malato si estendevano anche alle malattie mentali. Ad esempio Asclepiade escludeva che i malati mentali dovessero essere tenuti nell’oscurità, pratica che invece era diffusa ai suoi tempo e che poi in realtà lo rimase per secoli.


Sorano di Efeso

All’interno della scuola metodica si colloca anche Sorano di Efeso (nato nel 98 d.C.), anch’egli contrario alle misure restrittive nei confronti delle sofferenze mentali. Una considerazione importante qui è quella che Sorano sembra essere stato il primo a prendere in considerazione i fattori culturali nella cura delle malattie mentali. Infatti egli propose prescrizioni su cosa si dovesse dire ai pazienti a seconda di quali fossero state le loro precedenti attività e quindi cercando di catturare il loro interesse. Inoltre con Sorano si può parlare di una sorta di avvento di un umanitarismo in psicopatologia, cioè un interesse profondo per l’uomo e per i più piccoli aspetti del suo comportamento. Ci fu l’interesse verso le differenziazioni caratteriologiche e un intento terapeutico ben vivo e radicato.

Sorano aveva la convinzione che le malattie mentali avessero si un’origine organica, ma prescriveva trattamenti con mezzi psicologici cercando di minimizzare l’utilizzo di farmaci e sottolineando l’importanza della relazione paziente-terapeuta.


La scuola eclettica

Un’altra scuola che è significativo citare è la scuola eclettica, che aveva come rappresentante in campo medico Cornelio Celso, vissuto nei primi decenni dopo Cristo.

Celso dedicò una sezione del De Medicina all’insania, cioè alla follia, che considerava come una malattia fisica, riconducibile alle febbri, durante le quali si osservavano infatti stati deliranti transitori.

Per quanto riguarda il dibattito dell’epoca tra le varie scuole, Celso si posizionava diciamo nel mezzo, in quanto affermava che una tecnica poteva essere adatta e migliore di un’altra a seconda del paziente in questione. Quindi a seconda del tipo di problematica presentata dallo specifico paziente potevano essere prese in considerazione delle cure piacevoli oppure spiacevoli. In questo modo veniva inaugurata da Celso una prassi pseudoscientifica in cui tutto ciò che poteva risultare utile per migliorare lo stato del singolo paziente poteva essere utilizzato per la cura.


Galeno

Fondamentale poi è ricordare il medico più influente dell’antichità Galeno. I principi terapeutici di Galeno sopravvissero fino alla scoperta della circolazione sanguigna avvenuta da parte di William Harvey (1578-1657). Anche la sua influenza sul pensiero psicopatologico fu significativa, che fondamentalmente era basata sulla rielaborazione della dottrina di Ippocrate dei quattro umori. Infatti Galeno poneva alla base del sapere medico proprio la tradizione ippocratica.

A Galeno può infine essere ricondotta la matrice di una figura che si avvicina a quella dello psicoterapeuta. Questa figura venne illustrata in Le passioni e gli errori dell’anima. Secondo Galeno il controllo delle passioni era il principio imprescindibile della salute individuale sia fisica che mentale,  e rappresentava anche il modo migliore per evitare errori esistenziali. Per diagnosticare le passioni, che secondo Galeno provenivano da un impulso irrazionale, occorreva in primo luogo diagnosticarle. Non era possibile però diagnosticare le passioni su se stessi e per questo era quindi necessaria la figura di un personaggio neutrale, a cui poteva esser chiesto quali fosse le passioni che egli riscontrava in un dato individuo. Questo personaggio neutrale doveva condurre una vita moderata e sobria, e doveva essere sincero. A partire dalla diagnosi però doveva cominciare un percorso di miglioramento personale che poteva durare anche a lungo.


Decadenza dell'impero romano e affermazione del Cristianesimo come religione imperiale

Gli storici della medicina sono soliti identificare con la morte di Galeno (200 d.C.), l’inizio di un declino della cultura medica. Nel III secolo si assistette poi alla decadenza dell’impero romano. Con l’affermarsi poi del Cristianesimo come religione imperiale, aumentò il sospetto verso la cultura pre-cristiana, fino al tentativo di cancellare le tracce della civiltà più antica, considerata come propagatrice di correnti religiose pagane.




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Bibliografia 
Foschi R. Innamorati M. Storia critica della psicoterapia, Raffaello Cortina Editore, 2020

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