Lo sviluppo morale

La comprensione delle regole e dei valori che sostengono le norme sociali e la cultura di appartenenza e che permettono di discriminare tra bene e male, sono linee guida importanti per l'individuo. 


Foto di Tumisu da Pixabay


Le tre dimensioni necessarie per acquisire una norma morale [Brown, 1965]:

- La norma assume un significato affettivo-emotivo se contiene una forma di indicazione su come l'individuo si sente nei casi in cui rispetta o viola la norma stessa.  Il bambino dominato dal principio di piacere e dalle pulsione sviluppa in modo graduale la capacità di aderire alla realtà e di controllare per cui la carica istintiva e pulsionale.

- Quando si genera il Super-Io, esso assume un ruolo simile a quello di un giudice interno che interiorizza e fa propri le norme e i divieti. Nel momento in cui vi è una violazione delle norme, una volta formatosi il Super-io, nasce nel bambino uno stato affettivo di disagio, di auto-rimprovero e punizione che formano il senso di colpa. Quindi, quanto più il Super-io è coerente, tanto più forte è l'adesione alle norme morali. 

- La norma rappresenta una guida per la condotta perché prescrive i comportamenti socialmente desiderabili, proibendone e sanzionandone altri. L'approvazione o la disapprovazione, la punizione o l'incoraggiamento, interagiscono con le caratteristiche individuali e determinano meccanismi di attivazione o disattivazione dei controlli interni che sono i responsabili dei comportamenti sociali morali o immorali. 

La conoscenza delle norme rende possibile comprenderne i significati espliciti o impliciti. Grazie allo sviluppo delle norme intellettive è possibile valutare le diverse implicazioni sottostanti alle regole.


Lo sviluppo morale secondo Piaget
Piaget utilizzò il metodo clinico sui bambini tra 6 e 12 anni: ha proposto ha questi bambini alcuni problemi quotidiani (dire bugie, assegnare premi e punizioni, suddividere oggetti). I bambini dovevano dare un giudizio e dovevano confrontare diverse alternative. 
Piaget utilizzò l'osservazione diretta dei bambini, che gli permise di comprendere come i bambini dai 4 ai 12-13 anni affrontano un gioco che si caratterizza per l'applicazione di regole (il gioco delle biglie). 
Attraverso l’osservazione diretta ha anche studiato il modo in cui i bambini dai 4 ai 12-13 anni affrontano un gioco contraddistinto dall’applicazione di regole: il gioco delle biglie.
Vediamo come si sviluppa il pensiero di Piaget rispetto allo sviluppo morale: 

- Fino a 3-4 anni i bambini vivono un periodo premorale che si caratterizza da anomia, quindi la mancanza di regole. 

- Dai 4-5 anni fino agli 8-9 anni, si sviluppa nel bambino il realismo morale, che è tipico del periodo pre-operatorio di Piaget e si contraddistingue per l'adozione di un punto di vista egocentrico in cui i giudizi si formano con l'uso di un criterio guida che corrisponde al danno reale e oggettivo. Prevale una morale eteronoma per cui la validità dei principi morali è connessa con l'autorità di colui che li ha enunciati e con la forza con cui vengono fatti rispettare. Le conseguenze delle azioni e quindi la responsabilità oggettiva è più importante rispetto alle intenzione di chi le compie e quindi della responsabilità soggettiva. 

- La fase del relativismo morale o soggettivismo morale si caratterizza invece per una concezione meno rigida delle regole che sono concepite come il frutto di accordo e per questo motivo, esse sono passibili di cambiamento. 

- Dopo gli 8 anni si sviluppa invece una morale autonoma contraddistinta dalla progressiva importanza che si attribuisce agli elementi specifici della situazione e alle intenzioni quindi alla responsabilità soggettiva. Nel formare i giudizi morali il bambino ora è maggiormente flessibile e critico, in grado perciò di prendere in considerazione la situazione, le caratteristiche psicologiche di colui che agisce e la gravità del danno. 

Lo sviluppo morale ha quindi secondo Piaget due diversi aspetti che riguardano la pratica della regola e il significato della regola stessa. 
Il rapporto tra giudizio e azione si struttura grazie alla presa di coscienza di una regola dopo averla sperimentata. La maturazione delle concezioni morali procede in modo parallelo allo sviluppo delle capacità cognitive, in quanto il bambino comprende sempre più le nozioni morali, le rielabora e le arricchisce. 


Lo sviluppo morale secondo Kohlberg 
Kohlberg [1969; 1973; 1976] riprende negli anni ’60 la posizione sul giudizio morale proposta da Piaget, con l’obbiettivo di riportare lo studio del comportamento sociale sotto il primato del cognitivo. Si oppone alla tradizione comportamentista, e quindi all’idea che la morale sia frutto di abitudine, di imitazione e di apprendimento, ritenendo che il pensiero diriga l’azione e non viceversa.
Per esplorare le trasformazioni del giudizio morale Kohlberg utilizza alcune storie in cui il protagonista può prendere diverse decisioni.
La più famosa è quella in cui si dibatte Heinz, la cui moglie moribonda potrebbe essere salvata solo da una medicina molto costosa. Heinz dopo aver cercato, senza riuscirci, di farsi prestare l’intera somma di denaro, propone al farmacista di vendergli il farmaco a prezzo inferiore o di accettare una dilazione del prezzo. Il farmacista però rifiuta e, preso dalla disperazione, Heinz ruba il farmaco. I giudizi espressi dai soggetti sulla decisione di Heinz permettono di delineare una sequenza costituita da tre livelli di giudizio morale, ciascuno articolato in due stadi: 


 - Il primo livello è detto pre-convenzionale, ed è prevalente nei bambini di età inferiore ai 9-10 anni. Qui il bene e il male vengono giudicati in base alle conseguenze negative o positive per il soggetto stesso.

  •   Il primo stadio è simile a quello della morale eteronoma di Piaget [1932], in cui si attribuisce più importanza all’autorità che ha emanato le norme rispetto alle intenzioni dell’agente.
  •  Il secondo stadio si basa sull’individualismo, quindi il bambino giudica utile osservare le regole solo quando da esse deriva un vantaggio immediato e concreto per sé. 


- Il secondo livello è detto convenzionale e si focalizza sui rapporti e sui valori sociali a cui viene data la precedenza rispetto alle forme di individualismo (va dalla pre-adolescenza alla tarda adolescenza). 

  •  Lo scopo principale, durante il terzo stadio, è non deludere le aspettative dei genitori degli amici e dei conoscenti cercando di vivere in conformità con le aspettative della propria cerchia sociale. 
  •  Nel quarto stadio, si affina la capacità di differenziare il punto di vista della società e gli accordi e le motivazioni interpersonali. Responsabilmente, viene giudicato giusto adempiere gli impegni assunti, sostenere l’ordine sociale, e dare il proprio contribuito ai gruppi e alle istituzioni per garantirne il buon andamento.


- Il terzo livello è detto post-convenzionale e si caratterizza dal sorgere di giudizi morali fondati su principi di natura astratta, o etica, che il proprio gruppo di appartenenza può o meno condividere.


  • Nel quinto stadio nasce la consapevolezza che le leggi e le regole sono fondamentalmente relative, frutto di accordi, ed è necessario che vengano rispettate perché rappresentano la garanzia di un contratto sociale che dà valore al rispetto dei diritti individuali.
  •  Nel sesto stadio l'individuo acquista poi la consapevolezza che le regole e gli accordi sociali sono validi solo se fondati su principi universali, dando priorità ai valori etici, verso i quali sviluppa un senso di impegno personale. 


















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