Il temperamento si rifà alle differenze individuali a base biologica del comportamento, che compaiono precocemente e che sono relativamente stabili nel tempo nelle situazioni.
Coinvolge:
- Emozioni (positività/negatività, risposta emotiva)
- Attenzione
- Attività motoria (vigore, frequenza, autoregolazione)
Teorie del temperamento
Pavlov avviò un’indagine sulle relazioni tra funzionamento del sistema nervoso e comportamento, individuando 3 caratteristiche del sistema nervoso:
- Forza : capacità di lavoro delle cellule corticali
- Equilibrio : relazione tra forza dei processi eccitatori e forza dei processi inibitori
- Mobilità : capacità di alternare processi eccitatori e inibitori in relazione ai cambiamenti ambientali
Per la teoria regolativa del temperamento di Strelau, il temperamento corrisponde a un insieme di caratteristiche stabili, determinate da meccanismi neurologici ed endocrini che sono presenti fin dalla nascita e sono soggetti a lenti cambiamenti dovuti alla maturazione e alle influenze ambientali.
Le differenze individuali nel temperamento sono identificabili in:
- Livello di energia del comportamento (attività, reattività).
- Caratteristiche temporali delle reazioni (velocità, mobilità, durata, ritmicità).
Buss e Plomin hanno indagato le basi ereditarie del temperamento. Secondo gli autori, il temperamento è assimilato a tratti di personalità che non si acquisiscono dall’interazione con l’ambiente ma sono geneticamente determinati.
I fattori ereditari contribuiscono precocemente a determinare 3 dimensioni temperamentali:
- Emozionalità: tendenza a entrare in agitazione sperimentando emozioni stressanti (paura, ira)
- Attività: riflette i livelli di stimolazione ottimali dell’individuo (forza e velocità dei movimenti)
- Socievolezza: tendenze affiliative (preferenza a stare con gli altri, ricerca di gratificazioni sociali)
Secondo Thomas e Chess, il temperamento concerne lo “stile” del comportamento e media il rapporto dell’individuo con l’ambiente.
Le 9 dimensioni del temperamento sono:
- Livello di attività : componente motoria di attività (mangiare o giocare)
- Ritmicità : regolarità di funzioni biologiche (sonno o alimentazione)
- Avvicinamento / Allontanamento : di fronte a nuovi stimoli
- Adattabilità : facilità di cambiamento di fronte a stimoli che cambiano
- Soglia di responsività : agli stimoli lievi
- Intensità : livello di energia delle reazioni
- Umore positivo / negativo
- Grado e durata dell’attenzione
- Distraibilità
A seconda delle varie dimensioni, i due studiosi elaborano 3 profili temperamentali:
- Facili : regolarità delle funzioni biologiche, risposte positive verso situazioni nuove, rapida adattabilità ai cambiamenti, umore positivo
- Difficili : irregolarità delle funzioni biologiche, ritiro di fronte a situazioni nuove, resistenza al cambiamento, umore negativo, elevata reattività
- Lenti : adattamento lento, reazioni di moderata intensità, discreta regolarità delle funzioni vitali
Tra temperamento ed ambiente interpersonale vi è una reciproca influenza: l’ambiente influenza il temperamento del bambino, e questo influenza valutazioni, atteggiamenti e comportamenti delle persone intorno a lui. E’ quindi necessario distinguere la bontà di adattamento dalla povertà di adattamento, cioè la consonanza o dissonanza tra le caratteristiche temperamentali del bambino e le aspettative, le richieste e le opportunità provenienti dall’ambiente (soprattutto dai genitori).
Secondo Rothbart e Derriberry, il temperamento è determinato primariamente a livello biologico e concerne le differenze individuali in 2 dimensioni:
- Reattività: responsività individuale ai cambiamenti nella stimolazione, che si manifestano a livello del sistema motorio, somatico, affettivo, autonomico ed endocrino (approccio / ritiro)
- Autoregolazione: processi attentivi tramite i quali si modula la reattività emotiva (effortful control)
Esistono specifiche strutture nel sistema nervoso che regolano i sistemi di risposta: nel corso dello sviluppo, le differenze individuali si esprimono nei diversi modi e tempi di maturazione di tali sistemi.
Kagan ha però confutato l’assunto alla base di questi modelli, che vede il temperamento come un insieme di tendenze indipendenti dal contesto. Perciò, l’analisi delle tendenze comportamentali per individuare le dimensioni del temperamento è fuorviante: alcune caratteristiche temperamentali possono essere contesto-specifiche. Inoltre, le qualità temperamentali acquistano coerenza nel corso del tempo, e quindi sono soggette a cambiamento: il patrimonio genetico iniziale non è deterministico, poiché i fenotipi sono soggetti a cambiamento sulla base dell’esperienza, dal momento che molti meccanismi biologici vengono attivati sono da specifici stimoli esterni. Infine, esiste la possibilità il temperamento non vari per dimensioni, ma per categorie: ciò implica che caratteristiche particolari possono essere possedute da sottogruppi distinti della popolazione.
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